Donne che ispirano le Donne

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Lunedì è stato  1 Mayo, giorno internazionale del lavoratore e per noi donne dovrebbe avere un significato ancora più importante che per i uomini, visto che anche il fatto di lavorare è stato un diritto che ci siamo dovute conquistare con tantissima fatica. Ho fatto un pò di ricerca e sono rimasta sbalordita .…quello che ho scoperto deve essere raccontato.

Voglio condividere la mia ricerca con te che mi segui e che sicuramente come me sei una donna in azione!  Sono certa sarai portavoce di queste storie di donne cosi da contribuire a migliorare la qualità di vita di chi ti ascolterà. La mia ricerca, mi ha aiutato a non dare per scontato ciò che per tante donne un tempo è stato frutto di tantissimo lavoro, umiliazioni e ingiustizie.

Erano momenti duri per le donne del 800/900, molto più di adesso, vere e proprie battaglie combattute per rivendicare i propri diritti, anni dove si è riconosciuto il diritto alla libera professione, al voto e tanto altro. Se ti vuoi far ispirare dalle donne del 900 per prendere il coraggio di fare quel passo che oggi ti resta difficile da fare , leggi fino alla fine, e poi racconta la loro storia, meritano di essere conosciute!
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Le donne che lavoravano venivano sottopagate, il loro guadagno veniva gestito dai padri, fratelli o mariti, non potevano avere un conto in banca, Le prime proposte di legge cercavano di garantire un minimo salariale alle lavoratrici, anche per “mantenere sul mercato” la manodopera maschile.

Sapevi che solo nel 1919 le donne hanno potuto esercitare la libera professione? che erano poche visto la limitazioni degli studi femminili, che avveniva poiché era comune un modo di vedere la natura della donna con un fine esclusivamente domestico e privato, poiché si diffondeva la paura della rottura di un modello di vita familiare ove i ruoli di ciascuno erano ben distribuiti e per nulla intercambiabili e, inoltre, per evitare il rischio che, da una crisi della famiglia, si arrivasse a quella della società. Non ultimo, esisteva la preoccupazione che le laureate potessero togliere lavoro agli uomini. :((((((
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La chiesa pure non ha aiutato in quel tempo la donna d’altronde nell’enciclica papale Rerum Novarum, uscita in quegli anni, era scritto:
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[av_heading tag=’h1′ padding=’10’ heading='”Certi lavori non si confanno alle donne, fatte da natura per i lavori domestici, i quali grandemente proteggono l’onestà del debole sesso”’ color=’custom-color-heading’ style=’blockquote modern-quote modern-centered’ custom_font=’#b18e21′ size=” subheading_active=” subheading_size=’15’ custom_class=”][/av_heading]

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Il titolo di studio però non garantiva ancora l’accesso alle professioni. Nel 1881 infatti una sentenza del Tribunale annullò la decisione dell’Ordine degli avvocati di ammettere l’iscrizione di Lidia Poët, laureata in legge e procuratrice legale, solo nel 1919 è riuscita a raggiungere il suo obiettivo.

Se sei curiosa il perché non le daranno l’ammissione leggi qui sotto 

«La questione sta tutta in vedere se le donne possano o non possano essere ammesse all’esercizio dell’avvocheria (…). Ponderando attentamente la lettera e lo spirito di tutte quelle leggi che possono aver rapporto con la questione in esame, ne risulta evidente esser stato sempre nel concetto del legislatore che l’avvocheria fosse un ufficio esercibile soltanto da maschi e nel quale non dovevano punto immischiarsi le femmine (…). Vale oggi ugualmente come allora valeva, imperocché oggi del pari sarebbe disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano, e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste. Considerato che dopo il fin qui detto non occorre nemmeno di accennare al rischio cui andrebbe incontro la serietà dei giudizi se, per non dir d’altro, si vedessero talvolta la toga o il tocco dell’avvocato sovrapposti ad abbigliamenti strani e bizzarri, che non di rado la moda impone alle donne, e ad acconciature non meno bizzarre; come non occorre neppure far cenno del pericolo gravissimo a cui rimarrebbe esposta la magistratura di essere fatta più che mai segno agli strali del sospetto e della calunnia ogni qualvolta la bilancia della giustizia piegasse in favore della parte per la quale ha perorata un’avvocatessa leggiadra (…). Non è questo il momento, né il luogo di impegnarsi in discussioni accademiche, di esaminare se e quanto il progresso dei tempi possa reclamare che la donna sia in tutto eguagliata all’uomo, sicché a lei si dischiuda l’adito a tutte le carriere, a tutti gli uffici che finora sono stati propri soltanto dell’uomo. Di ciò potranno occuparsi i legislatori, di ciò potranno occuparsi le donne, le quali avranno pure a riflettere se sarebbe veramente un progresso e una conquista per loro quello di poter mettersi in concorrenza con gli uomini, di andarsene confuse fra essi, di divenirne le uguali anziché le compagne, siccome la provvidenza le ha destinate»

Corte d’Appello di Torino 11/11/1883 in Giur. it. 1884, I, c .9 ss in ordine alla richiesta della dottoressa Lidia Poet di essere iscritta all’Albo degli Avvocati.
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[av_iconlist_item title=’Nel frattempo però alcune donne riuscirono ad entrare in ambiti da cui fino ad allora erano escluse: ‘ link=” linktarget=” linkelement=” icon=’ue806′ font=’entypo-fontello’]

  • 1907  Ernestina Prola fu la prima donna italiana ad ottenere la patente
  • 1908  Emma Strada si laureò in ingegneria
  • 1912  Teresa Labriola si iscrisse all’Albo degli Avvocati e Argentina Altobelli e Carlotta Chierici vennero elette al Consiglio Superiore del lavoro.

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Con la Prima Guerra Mondiale i posti di lavoro persi dagli uomini richiamati al fronte vennero occupati dalle donne, nei campi, ma soprattutto nelle fabbriche. Circolari ministeriali permisero infatti l’uso di manodopera femminile fino all’80% del personale nell’industria meccanica e in quella bellica (da cui le donne erano state escluse con la legge del 1902) :))))).
Con la fine della guerra però, le donne, accusate di rubare lavoro ai reduci, persero questi posti di lavoro. :((((((((
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Da quest’anno il  primo maggio a un valore ancora più grande per me , e dopo aver letto la storia di queste donne mi viene di domandarmi quante  credenze hanno le donne ancora che le stanno impedendo di creare il loro successo anche professionale?

Il mio suggerimento per tutte le donne che incontro è quello di formarsi, leggere, ascoltare audiolibri la conoscenza se ben applicata è il primo mezzo per la libertà

Finisco il mio articolo con le parole di una grandissima scrittrice di quei anni

“ La donna non ha più bisogno di esercitare il suo fascino per ottenere quattrini dal padre o dal fratello. Poiché la famiglia non ha più il potere di imporle sanzione economiche, ora può esprimere le proprie idee. In luogo dell’ammirazione o dell’avversione, spesso inconsciamente dettate dal bisogno di denaro, ora può dichiarare le proprie autentiche simpatie o antipatie.
Insomma, non deve più dire sì, può discutere. Possiede finalmente un’influenza che non è detta dall’interesse “

Tratto da Le tre Guinee.

Virginia Woolf

Aspetto i tuoi commenti e fa anche tu sapere ad altre donne il lavoro fatto in tutti quest’anni per avere i diritti che oggi abbiamo, cosi da non dare tutto per scontato ed iniziare a rendersi conto di quanta forza è dentro di noi!

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note:

Il materiale raccolto è stato preso sopratutto da le professioni nel 1900
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